Edizione 2008

Al Premio  Ischia di Architettura sono state premiate le strutture ricettive costruite in Italia da architetti under 40 e quelle realizzate ad Ischia da architetti di tutte le età.

Quanti sono, mi chiedo, però, i progetti di buona architettura realizzati ad Ischia da architetti sotto i quaranta anni? Certamente pochi. Se ci fossimo limitati a questi forse il premio di quest’anno non si sarebbe potuto bandire.

Eppure ad Ischia si costruisce moltissimo. Basta guardare l’isola dall’alto e si può vedere una immensa crosta edilizia che anno dopo anno si espande erodendo uno dei paesaggi più belli del mondo. Dobbiamo ringraziare  una natura rigogliosa e generosa, che in poco tempo è in grado di ingentilire e di nascondere ogni misfatto, se i guai non sono ancora irrimediabili.

Eppure Ischia, come la gran parte delle aree più delicate della penisola, è tutelata da norme severissime che impediscono, ma solo sulla carta, l’abusivismo.

Mi chiedo se non sia l’ora di ammettere il fallimento di questo sistema di tutela, basato sui divieti e sui vincoli delle Soprintendenze; e riconoscere che è meglio lasciar costruire legalmente ma tutelando la buona qualità attraverso meccanismi che premino i progetti migliori e che diano spazio proprio a quei progettisti under 40 che oggi sono così poco rappresentati.

I lavori presentati in questo premio fanno ben sperare. E testimoniano che con la buona architettura  si può costruire migliorando e non peggiorando l’ambiente. Del resto, non si finisce mai di ricordarlo, la natura incontaminata non esiste più e il paesaggio è il frutto di un continuo, e quindi sempre migliorabile, lavoro dell’uomo.

Il premio alla carriera attribuito ad Orazio La Monaca, un progettista che sta costruendo in Sicilia diversi alberghi di ottima fattura, cerca di testimoniare proprio questa tesi con la chiarezza delle immagini. E mostra che in Italia sono al lavoro energie e talenti, a volte non conosciuti quanto meriterebbero.

Riguardo i corti di architettura, anche questi in gara, vorrei dire che sono rimasto favorevolmente colpito dalla volontà dei giovani registi di raccontare lo spazio. E dai diversi modi attraverso i quali hanno tentato di farlo: chi rivisitando il neorealismo, chi affrontando un edificio particolarmente significativo come la casa del Fascio di Terragni, chi accostando l’architettura alla lirica e chi tentando la strada del virtuale. Segno che l’architettura è difficilmente rappresentabile attraverso una sola formula e segno che i più diversi tentativi per descriverla e comunicarla devono essere favoriti e stimolati, come è stata, appunto, intenzione di questo premio, intelligentemente organizzato da Giannangelo De Angelis e, attraverso lui, dall’Angia, ai quali auguriamo presto una seconda edizione.

Luigi Prestinenza Puglisi