I classificato PIDA Alberghi 2020 – Toti Semerano

RELAZIONE ILLUSTRATIVA PROGETTO STELLA MARIS BIBIONE

 

Una lunga storia di assistenza e ospitalità, quella di Stella Maris iniziata negli anni Cinquanta con la costruzione della colonia marina di Jesolo, per offrire una casa ai bambini poveri che necessitavano di un ambiente marino salubre.

Quando la proposta della colonia marina andò in crisi, la Diocesi intercettò nel mondo della disabilità una nuova esigenza, e a partire dagli anni Novanta la struttura divenne spazio di soggiorno estivo per ragazzi diversamente abili nella forma delle settimane integrate, per le famiglie di questi ragazzi e per altre persone.

La ricerca di un nuovo spazio, che avesse la possibilità di sviluppare nel tempo, un progetto che andasse oltre il periodo estivo, e potesse svilupparsi nel corso dell’intero anno, si è conclusa prima con la vendita della struttura di Jesolo e poi con l’acquisto dalle Suore Maestre Dorotee di Venezia della loro casa marina a Bibione, ritenuta però non recuperabile come struttura edilizia, ma ideale per la presenza dell’ambiente naturale veramente eccezionale, per costruire un nuovo organismo edilizio che rispondesse alle complesse esigenze individuate.

Nasce così la nuova Stella Maris che nella continuità dei principi ispiratori, di porre cioè al centro le esigenze dei meno abbienti, delle persone diversamente abili e delle loro famiglie, introduce una nuova consapevolezza che la qualità degli spazi architettonici e la loro integrazione nel paesaggio attraverso la fluidità tra spazi interni ed esterni, può influenzare positivamente il benessere fisico e psichico delle persone.

” Un organismo architettonico che concili sobrietà e bellezza che consenta nel modo più adeguato di rispondere alle molteplici esigenze nel corso di tutto l’anno e non solo dei mesi estivi”,così si  è espressa la committenza nel conferimento dell’incarico di progettazione.

Con queste premesse è apparso chiaro, che era necessario sviluppare una progettazione partecipata attraverso la lavorazione di un certo numero di progetti preparatori che servissero come base per il chiarimento e la messa a punto degli strumenti più adeguati con il contributo di competenze professionali molto variegate.

Il progetto nella sua forma definitiva, si è sviluppato a partire dalle specificità uniche nel loro genere del sito, che si è voluto rispettare e valorizzare.

  • una estensione territoriale notevole
  • una pineta di rara bellezza
  • tre lati integri dal punto di vista paesaggistico Nord-Sud-Ovest
  • una zona in concessione demaniale con ampi spazi verdi
  • una spiaggia profonda anch’essa in concessione

 

Le idee guida emerse dalla prima fase di progettazione partecipata sono:

  • un edificio “bifacciale” con due ingressi di pari dignità sia dalla pineta che dal mare
  • un edificio permeabile visivamente in quanto essendo un lotto lungo e stretto con la presenza di un volume edificato non deve dare la sensazione che ci sia un prima, un fabbricato, ed un dopo, ma che tutto sia un continuo
  • doveva prevedere la possibilità di espansione per portare la struttura sugli standard richiesti dal mercato alberghiero
  • la chiesa deve essere elastica, ovvero una cappella per 50 – 60 persone tra sacerdoti e fedeli, estensibile a due – trecento persone, da qui l’idea di posizione delle sale riunioni-conferenze in adiacenza alla chiesa in modo che al bisogno grazie alle pareti mobili possa rispondere all’esigenza.
  • l’intero complesso deve essere totalmente accessibile sia negli spazi interni che esterni

Il progetto infine, ha l’obiettivo di essere uno spazio per ritrovarsi, affrontando la sfida di risolvere, trovare equilibrio, tra spazi per la riflessione, per l’incontro, per il gioco, per la preghiera e per il riposo.

Tutto questo attingendo e reinterpretando alcuni modelli classici della storia e della tradizione (chiostri,gradinate e anfiteatro).

 

Il rapporto con il paesaggio è considerato l’elemento più caratterizzante della progettazione che intende

ribaltare il rapporto tra interno ed esterno  per produrre una sequenza dinamica di spazi che conduce in modo impercettibile verso le parti più elevate consentendo equilibri impensabili tra le zone destinate alla

meditazione e quelle più animate e rumorose

Inoltrandosi nella pineta, si comincia ad intravedere la grande scalinata che sale fino a superare la chioma dei pini e rivelare improvvisamente il mare nella sua interezza e intensità.

La grande scalinata è nello stesso tempo la copertura di una parte dell’organismo architettonico che contiene la chiesa, le aule e i relativi servizi e di 16 suites alberghiere e può quindi vivere autonomamente consentendo ritiri, corsi di formazione e attività congressuali.

La chiesa intimamente collegata al chiostro, è uno spazio di dimensione contenuta e di grande suggestione per favorire la preghiera e la contemplazione; è collegata con un sistema di pareti mobili alle sale riunioni in moda da poter disporre di uno spazio liturgico di grandi dimensioni.

La sua forma avvolgente è proiettata versa l’alto dove un intreccio di rami di una struttura lignea in forma di albero della vita, fa intravedere un cielo dipinto, la luce del mattino, penetra da est da un unico grande taglio, donando alla chiesa l’atmosfera di una cripta.

L’uso stesso di un unico materiale per tutto l’involucro, rinforza la sensazione che lo spazio sia ricavato da un unico blocco scavato. Per enfatizzare questo effetto, si è inventato un trattamento superficiale che attraverso una fresatura, annulla i giunti tra blocco e blocco. Gli elementi più spiccatamente liturgici: altare, ambone e tabernacolo, sono anch’essi in pietra massiccia come l’involucro, ma sono stati lavorati finemente con una lavorazione scultorea che è percepibile solo accostandosi a questi elementi.

Il grande fiume verde, che conduce alla pineta, al di là del fabbricato della costruzione e rivela man mano la presenza del mare costituisce una cesura tra le due parti della costruzione, che ricordiamo non ha un fronte nè un retro, ma si rende permeabile al paesaggio circostante.

I MATERIALI

Come ci si avvicina alla grande pensilina metallica dell’ingresso, si percepisce la profondità dello spazio di soggiorno, che collega le due parti opposte della pineta, formando così un cannocchiale ottico che le avvicina. Percorrendo la hall, il gioco delle grandi aperture fa sì, che l’occhio sia costantemente attratto dagli spazi esterni, rinforzando la sensazione di permeabilità caratteristica dell’intervento.

La corteccia degli alti pini, nelle sue infinite sfumature così come il tappeto di aghi che si forma ad ogni alito di vento, ha ispirato tutta la scelta cromatica dei materiali, così l’ossido introdotto nell’impasto dei mattoni fatti a mano, così le terre e gli ossidi e le strutture in cemento armato, al cui superficie è disattivata per aumentare la rugosità e la vibrazione, come pure il colore degli infissi e delle lamiere metalliche.

Per la mimetizzazione è importante l’effetto di attenuazione dei volumi, nessuno dei quali predomina sugli altri, alla ricerca di un equilibrio e di un’integrazione con gli elementi naturali.

Arch. Toti Semerano

Design Team:, Stefano Zanardi, Ludovica Fava, Stefano Antonello, Salvatore Musarò , Stefano Sabato Andrea Piscopo, Iride filoni.