Le osservazioni mirano a superare le rigidità che oggi rallentano o impediscono interventi minimi e virtuosi, proponendo modifiche coerenti con la normativa nazionale (D.P.R. 380/2001, D.Lgs. 42/2004, D.P.R. 31/2017, D.L. 76/2020, D.L. 69/2024) e con i principi di proporzionalità, efficienza amministrativa e responsabilizzazione dei professionisti.
Tali proposte si fondano anche sui principi espressi nella Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000 – ratificata con Legge n. 14/2006), che riconosce il paesaggio come parte integrante del benessere individuale e collettivo e promuove la partecipazione attiva dei cittadini e dei professionisti alla sua gestione e trasformazione consapevole. Inoltre, si richiamano le raccomandazioni dell’UNESCO sulla protezione dei paesaggi culturali (1992), che riconoscono il valore dell’interazione storica tra uomo e natura e il ruolo strategico delle comunità locali nella custodia e rigenerazione del territorio.
In questo quadro, l’Associazione PIDA richiama la responsabilità etica e professionale dell’architetto, che non si limita a rispettare il paesaggio, ma partecipa attivamente alla sua costruzione e cura. Per svolgere tale compito, il progettista deve essere messo in condizione di operare liberamente, entro regole certe e misurabili, prevalentemente di tipo quantitativo- tecnico e non qualitativo, assumendosi la piena responsabilità delle proprie scelte in scienza e coscienza, senza doverle necessariamente demandare, in tutte le procedure escluse quelle su fabbricati vincolati ad hoc. Tale approccio da un lato alleggerirebbe enormemente il carico delle soprintendenze sempre più oberate di pratiche che non riescono ad evadere nei tempi dettati dalle norme, dall’altro renderebbe molto più agile e veloce il processo di gestione e rigenerazione territoriale.
Come ricorda Renzo Piano:
